O PLÁGIO CONSTITUI CRIME punível com pena de prisão até 3 anos pelo artº197 da lei 16/2008,de 01 de Abril, a mesma que, no seu artº1, ponto 1, refere que estabelece medidas e procedimentos necessários para assegurar o respeito dos direitos de propriedade intelectual.
O artª180, no seu ponto 3, diz: "Presume-se artista,intérprete ou executante,aquele cujo nome tiver sido indicado como tal nas cópias
autorizadas da prestação e no respectivo invólucro ou aquele que for anunciado como tal em qualquer forma de utilização lícita, representação ou comunicação ao público."
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quinta-feira, 29 de junho de 2006
COMO ERAM OS OUTROS - Os Etruscos
Hoje, venho escrever sobre os Etruscos, esse povo de origem ainda não bem determinada, que usava uma Língua ainda não decifrada e que desapareceu ao fim de dez séculos de existência tal como previra uma das suas profetisas.Em vez de um resumo que necessariamente deixaria de fora algo importante, opto por publicar algumas linhas sobre a organização da família e o papel da mulher na sociedade etrusca, aspectos que mais me marcaram na organização desta antiga civilização.Deixo-o em italiano, tal qual como li.Por um lado para me poupar ao trabalho da tradução, por outro para não retirar ao texto a musicalidade e o encanto da Língua italiana e ainda porque a Itália,a sul do Arno e a norte do Tibre, constitui hoje um verdadeiro museu vivo da arte e da construção etruscas.
Mas vale a pena o incómodo que poderá constituir, para quem lê, a necessidade de uma maior concentração para entender o que lá está escrito. Entremos, pois, no Mundo dos Etruscos.
LA FAMIGLIA ETRUSCA - E' costituita dal padre e dalla madre che convivono con i figli ed i nipoti, e si distingue dalla famiglia romana o greca. Gli Etruschi sembrano aver avuto sempre delle famiglie solide, i cui componenti erano legati tra loro da stretti vincoli molto sentiti e vissuti intensamente; nessuno dei familiari contestavano al "pater familias" l'autorità di guida, che verrà a lui attribuita soprattutto dai Romani, come appare da tante iscrizioni nella quale la filiazione é appunto paterna. Grazie a queste iscrizioni noi possiamo oggi conoscere i principali nomi di parentela in lingua etrusca: clan significa figlio; sec - figlia; puia - sposa; tusurthi - gli sposi; nonno si diceva papa;nonna - atinacna; fratello - thuva; nipote - papacs.
Del resto la stessa iconografia così tipicamente etrusca delle tombe, che presentano il marito e la moglie sdraiati l'uno accanto all'altra, adagiati sul letto funebre, in atteggiamento dignitoso e affettuosamente familiare, nel gesto di protezione (vedi immagine d'apertura) del marito e nella tenera fiducia della moglie, esprime l'importanza che la famiglia aveva presso gli Etruschi. La coppia era solida.
Da notare che nelle tombe compare in evidenza sempre accanto al nome il prenome del padre e della madre di entrambi i coniugi.
"Vel Titio Petronio, figlio di Vel e di Amelia Spurinna riposa qui con la moglieVeila Clantia figlia di Arrus".
LA DONNA - All'interno della famiglia Etrusca, la donna ha un posto di notevole risalto; anche nelle iscrizioni come abbiamo appena letto, é possibile notare il particolare che distingue lo stato civile etrusco: il nome delle donne é preceduto dal prenome; mentre una donna romana, per quanto illustre, sarà sempre soltanto una Claudia, una Cornelia, ed anche se imperatrice, una Livia: le donne etrusche erano individuate con un prenome che assicurava loro una certa identità-personalità all'interno della famiglia: inoltre mentre la forma onomastica latina menziona dopo il prenome gentilizio solamente il prenome del padre: Marcus Tullitus, Marci filii; l'epigrafia etrusca, vi aggiungeva il nome della madre. Queste usanze, nella loro singolarità e nella loro persistenza, ci offrono un indizio della particolare posizione della donna nella famiglia e della società etrusca. Diremmo oggi, una donna emancipata.
La donna etrusca, infatti, presso gli scrittori greci e romani, non godeva di grande reputazione; se la donna greca e quella romana vivevano nell'ombra della casa, l'ideale della donna etrusca ed i suoi costumi sono profondamente diversi. Dal marito é tenuta in alta considerazione. (I mariti romani al massimo, quando lo facevano, scrivevano sulle tombe della loro sposa "domum servavit". Che in poche parole voleva dire é stata una "buona servetta della mia casa").
La donna etrusca "esce" molto, ha un'importanza a livello politico e anche amministrativo, vive cioè pienamente la vita della famiglia e della società. Le donne etrusche non godono soltanto di una libertà a confronto delle donne romane, ma all'interno della società civile adempiono anche una funzione addirittura preponderante : al punto tale che ha fatto giungere a conclusioni forse eccessive, facendo parlare di vero e proprio matriarcato delle donne etrusche. A testimonianza non vi sono solo esempi storici di donne particolarmente in vista nelle vicende politiche, ma anche esempi archeologici che ci mostrano l'importanza che la donna ha nelle tombe etrusche: non soltanto nella posizione, ma anche nella scelta dell'arredamento.
Insomma la donna etrusca vive pienamente tutta l'attività intensa della società etrusca, occupando un ruolo di vero privilegio, investita quasi da un'autorità sovrana: é lei l'artista, la donna colta, curiosa delle preziosità dell'ellenismo e promuove la civiltà e la cultura del proprio paese, ed infine é venerata nella tomba come se fosse una dea. Fatto curioso è che nei ritratti dei coperchi delle urne, sono rappresentate in un realismo straordinario, non evitano di mostrare crudamente i segni della vecchiaia, la riproduzione accurata dei difetti fisici, o la bruttezza del proprio viso. (come quella presente al Museo Grandacci a Volterra). Si fanno ritrarre (si suppone ancora quand'erano in vita) fedelmente; ci tengono a rimanere se stesse, indubbio segno di un forte carattere.
These pages are specially designed to help you and your students to get the most out of the Poetry Archive. There are lesson plans and activities for all key stages and for the inclusive classroom. Poetry can enrich other areas of the curriculum too; there are ideas here for History teachers, and we will be adding material for other subject areas in the coming months. This is a growing, developing resource, so come back and visit regularly to see what's new. Our plans include a forum for teachers to discuss their experiences, as well as a space where you will be able to create your own teaching materials and share them with colleagues.
When Angelo Branduardi came to visit the lake isle of Innisfree, Ireland, he was sure to find the beauty of the descriptions, so well translated into music in the Album "Branduardi canta Yeats" published in 1986. He was surprised when he found, instead, a dark rock, only a nude rock, but the power of imagination, that was given by the lyrics of William Butler Yeats, has repainted that isle like a paradise, and so it will be for ever. A miracle. In this page you can listen to the voice of the Poet talking about this poem, and he "sings" its lyrics: The Lake Isle of Innisfree
Angelo Branduardi non ha certamente bisogno di presentazioni, lo ricordiamo ancora tutti con il nome di “menestrello italiano”.
Subito dopo il suo esordio discografico del 1974 Branduardi è tra gli artisti italiani che inglobano nel proprio repertorio esperienze musicali ed artistiche provenienti da tutto il mondo. Tutti ricordano il successo de Alla fiera dell'est, i testi delle canzoni di quel disco sono ispirati ai testi delle favole popolari di tutto il mondo: dalla filastrocca ebraica di “Alla fiera dell’est” alla tradizione celtica de “La serie dei numeri”, alla poesia tedesca di “Sotto il tiglio”. E chi non ricorda La pulce d'acqua? In quell’album compariva, in qualità di ospite il musicista sardo Luigi Lai, virtuoso delle “launeddas”, antichissimo strumento a fiato tipico dell’isola sarda. Un altro progetto da segnalare è l’album che Branduardi pubblicò nel 1986, un disco di 10 poesie del grande poeta irlandese William Butler Yeats. Nel 2000 ha pubblicato L'infinitamente pubblico, album ufficiale del Giubileo al quale hanno collaborato Franco Battiato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, i Muvrini e i Madredeus, disco che oltre all’edizione italiana conta le versioni tedesca, greca e francese.Branduardi è ancora il “menestrello” che conosciamo, crocevia di esperienze artistiche che attingono alle tradizioni popolari.
SAINT FRANCIS OF ASSISI
...And Saint Francis? Why a layman as me did choose to tackle to a Saint? Before all because Francis is, today maybe more than yesterday, Saint, but also a great poet. A poet who liked to sing. Here is: what pushed me to put in music some of his writings and episodes of his life, drawn of the Franciscan Fonts, that was above all the will to give back a voice to his words, so that they can be sung again. In Francis the man (and Saint) what always fascinated me it's the joie de vivre; his choice of poverty "ever detached of joy". And his being, in this sense, very distant of the faces sad and excited of the traditional monastic spirituality. The image of St. Francis, today, appears to me fragile and, at the same time, extraordinarily vigorous. Living and present. Close to the passions and the big contemporary problems as poverty, the illness, the war, the report with others and with the environment. A face exemplary and exceptional of a completely Christian man in his choice to live the Evangile fully, but who has never stopped to be a man. And, therefore, a true Saint. A Saint poet who liked to sing.( Branduardi )
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"Uma das minhas paisagens e sítios favoritos..."- enviado por amigo
FORTE DE S. JULIÃO DA BARRA
Na foz do Tejo, o Forte de S. Julião da Barra face ao mar é um magnífico exemplar da arquitectura militar.Os Portugueses ergueram nas costas de África, do Índico e do Brasil as primeiras, mais poderosas e modernas fortalezas com baluartes, palavra que significava muros baixos, escondendo canhões, adaptadas ao combate com fogo de artilharia.A intensificação de comércio marítimo ultramarino exigiu também o reforço da defesa do litoral português, ameaçado pela pirataria que, se até ao séc. XVI tinha origem no norte de África, passara a ser praticada também por europeus.
Em 1549 D. João III criou o cargo de "Mestre das Obras de Fortificação do Reino, lugares d'Além e Índias" que confiou a Miguel Arruda, célebre arquitecto das fortificações em Mazagão e Ilha de Moçambique, entre outras.
Foi possivelmente neste cargo que aquele arquitecto dirigiu a obra da fortaleza de S. Julião iniciada nos últimos anos daquele reinado e que se desenvolveria nos seguintes. Esta fortaleza iria ser a mais poderosa do sistema de defesa do litoral de Lisboa: defenderia a barra do Tejo cruzando fogo com a Torre do Bugio (começada a construir pouco depois), sendo a fortificação de Cascais a guarda avançada e a Torre de Belém com a Torre Velha da Caparia a defesa última do porto de Lisboa.
S. Julião da Barra já estava operacional quando em 1580 Filipe II se preparava para tomar posse da Corôa de Portugal. No entanto, por si só não pôde impedir o desembarque dos exércitos do duque de Alba que a cercaram do lado de terra e rendeu-se ao fim de seis dias.
Foi durante a dinastia filipina que S. Julião terá começado a ser utilizado como prisão de Estado: por aí passaram célebres e anónimos inimigos de todas as situações políticas desde os partidários da independência em 1580 até à 1ª República.Quando se desencadeou o movimento da Restauração a fortaleza foi cercada pela segunda vez e novamente por terra, desta vez pelos portugueses. Aí estava prisioneiro D. Fernando de Mascarenhas, 1º Conde da Torre que pressionou o governador espanhol a negociar a rendição, acção patriótica que o Conde prosseguiu como protagonista de relevo na Guerra da Restauração.
Por decisão de D. João IV, no ano de 1650, recomeçavam mais uma vez as obras para aumentar o poder defensivo do lado de terra, o seu "calcanhar de Aquiles". Obras estas que se inseriam mais uma vez num plano de reforço da fortificação do litoral de Lisboa.
No inicio do séc. XIX, ao tempo de ocupação francesa, instalaram-se em S. Julião forças militares de Napoleão, enquanto a esquadra inglesa bloqueava a foz do Tejo. Após a Convenção de Sintra foi a vez de ser hasteada a bandeira inglesa na torre desta fortaleza, a mais importante da terceira linha do sistema de defesa das Linhas de Torres de Almada à foz do Tejo. Os ingleses construíram nesta linha sul redutos provisórios que, pela primeira vez, protegiam do lado de terra a fortaleza que lhes asseguraria o reembarque das tropas em caso de derrota.
Naquele século, muito conturbado por ocupações estrangeiras e guerras civis, as masmorras de S. Julião encheram-se de presos políticos: ficou célebre a prisão do oficial Gomes Freire de Andrade envolvido numa conspiração contra a presença inglesa, e que acabou por ser enforcado nas proximidades do Forte.
A última acção militar que envolve a fortaleza dá-se também no quadro das guerras civis: em 1831 uma armada francesa em apoio dos liberais força pela primeira vez a tiro a passagem entre S. Julião e o Bugio e vem ancorar no Tejo.
Já no passado remoto foi a fortaleza visitada por Filipe III e D. João IV, no séc.XIX por Junot e no passado recente são de registar as presenças do general Eisenhower e do Marechal Montgomery. Actualmente o Ministério da Defesa Nacional mantém esta tradição obsequiando os seus convidados mais ilustres em S. Julião.
A partir de 1951 esta fortaleza passa a ter novas funções: além do serviço de faróis e artilharia de costa tem, desde aquela data, sido utilizada para actos de representação dos departamentos do Estado integrados na Defesa Nacional.
Fidel faz 80 anos brevemente. Hoje, quase 20 anos após a queda do Muro, o mundo interroga-se sobre o futuro do castrismo que vem de há 47 anos, com os Estados-Unidos a parcas 90 milhas de distância. Na época da Guerra Fria Cuba usufruía de uma posição-chave no equilíbrio do terror nuclear. Com o desmembramento da União Soviética, tudo começou a faltar na Ilha. Assim, Havana voltou-se para o turismo. A sua economia passou a contar com duas moedas: o peso e o dólar americano Continuando a ter a Educação e a Saúde como sectores mais desenvolvidos e fortes, Cuba passou ultimamente a exportar médicos, sobretudo para a Venezuela de Hugo Chávez. Fidel, que sempre arranjou modo de manter acesa a chama da revolução, criou grupos de jovens para explorarem as gasolineiras do país. 10 mil militantes do Partido, sendo mais de 50% raparigas, fazem a exploração de bombas de combustível, tendo os gasolineiros encartados sido mandados para casa com 100% do salário. E isto porque era vulgar que em qualquer local do país se assistisse a bolsas de corrupção e se vendesse gasolina fora dos locais autorizados. Estes grupos de jovens, os “Trabajadores Sociales”, fazem também a distribuição de lâmpadas de baixo consumo, a verificação do uso por toda a gente da “panela de pressão chinesa” fornecida pela China, incentivam à troca dos velhos frigoríficos dos anos 50 por outros que consomem menor energia, controlam as contas das padarias e das empresas de construção civil. Foram espalhados pelo país cerca de 30 mil jovens revolucionários com idades entre os 16 e os 22 anos. Este escalão etário, há anos referido como potencialmente contra-revolucionário, está hoje formado em contabilidade e dá novo fôlego à mística da Revolução. Fidel prepara-se para a grande comemoração dos 50 anos de “La Revolución” já em 2009. Em Novembro passado discursou durante 5 horas na Universidade e depois ficou à conversa com os estudantes até de madrugada, tendo-lhes posto algumas questões retóricas como: “ Quando os velhos começarem a desaparecer para darem lugar a novas gerações de dirigentes, o que se passará? Será possível fazer com que o processo revolucionário seja irreversível?” “ Não está fora de questão que o país se auto-destrua”, disse Fidel . “ E é à nova geração que compete impedir esse facto”, acrescentou. Parando com a excessiva produção de cana-do-açúcar, Cuba vive hoje do Turismo, da venda do níquel e da exportação de médicos e de treinadores desportivos para a Venezuela. Fidel atacou os “novos-ricos” que, recebendo remessas de dinheiro de parentes que vivem em Miami e/ou trabalhando no sector do Turismo, podem ganhar 20 ou 30 vezes mais do que um médico ou um professor. Continuando a má qualidade dos transportes públicos, manter-se-á a gratuitidade para a Saúde e a Educação mas os subsídios para a electricidade e o alojamento serão reduzidos. Na actual viragem à esquerda da América Latina ( mais de 10 países operaram este ano essa mudança ou vão fazê-lo nos próximos meses), Cuba reaproximou-se do Continente e tem hoje boas relações com muitas nações. Desta forma Fidel Castro vai tentando que o Castrismo sobreviva a si próprio, enquanto os dissidentes espreitam uma oportunidade e a América aguarda atentamente o desenrolar dos acontecimentos.
Texto tratado a partir de artigos in "Courrier Internacional" por Jorge G.
Un gatto spaventa un orso bruno. Incredibile, ma vero: succede in un piccolo paese dello stato del New Jersey, negli Stati Uniti. Tutto documentato con queste foto dalla padrona del felino, Suzanne Giovannetti. Come si vede l'orso è costretto ad arrampicarsi sull'albero, mentre il gatto lo minaccia dal basso. La Giovannetti ha poi raccontato che richiamando il suo animale, il plantigrado è sceso e si è allontanato
Renzo Piano a Londra con sessanta pecore
L'architetto Renzo Piano, per inaugurare la seconda London Biennale, si è trasformato in pastore nel centro di Londra. Ha guidato infatti un gregge di 60 pecore sul Millenium Bridge, ponte che unisce le sponde del Tamigi all'altezza della Tate Modern e della Cattedrale di St. Paul. Le 'pecore metropolitane' sono il simbolo del cambiamento e del rapporto passato-futuro
Waterloo, si replica l'ultima battaglia
Circa 900 attori in costume hanno inscenato la battaglia di Waterloo, nell'anniversario dell'ultimo atto della parabola di Napoleone
Deixe-me tratá-lo assim pois, embora não o conhecendo pessoalmente, sou seu amigo há já uns bons anos, do tempo em que o Herman tinha graça e em que você e alguns outros, como a São José Lapa – admirável como no nome se pode transportar tanta informação! - me divertiam com inteligente humor. Sinto amizade por si porque se conseguiu libertar, rasgando amarras e baraços. Primeiro do Herman, que começou a ser mais navio encalhado do que rebocador, e depois, daquela que por todos espera e a quem aproveito para pedir que seja muito paciente com as pessoas de bem. O seu relato, a que assisti na TV, sobre os momentos difíceis por que passou e que quase nos privavam de si, foram os minutos mais hilariantes dos últimos tempos. A forma como relata o acontecimento é um exemplo de sanidade intelectual superior e assinalável. E de vida! Pois bem, escrevo-lhe esta carta pública por dois motivos: Logo porque não é tão pública assim pois o meu blog é visitado por uma amiga fiel e por alguns outros que se perdem por atalhos para a auto-estrada da blogosfera. Querem ir ao “Abrupto” do Pacheco Pereira, o trânsito está infernal, tomam um atalho virando à esquerda e …zás, caem no meu blog! O outro motivo tem a ver com uma mensagem com carácter de “URGENTE” que a minha amiga fiel destas vidas me enviou. Era uma reprodução de palavras suas sobre teatro e sobre a educação que nos querem impingir. De imediato procedi à instalação de um reprodutor de som nos meus dois espaços http://... dizendo à minha mulher que não tinha apetite para o jantar, o que me custou um raspanete dos antigos. Você, meu amigo, fala alto e claro. Martela bem as sílabas, saboreando cada palavra que profere. São assim os bons actores. Só que, aqui, você falou como profissional honesto e pai honesto. Os senhores ministros, ou seus atentos lacaios, por certo ouviram as suas palavras. Se tivessem alguma vergonha ficariam de cara bem corada. Sobre o teatro, já se sabe do amor que os nossos governantes têm tido por ele. Preferem naturalmente outras artes! O que pode você esperar das criaturas? Continue a divulgar as suas (deles) estrumeiras. Peço-lhe. Depois, com muita graça e grande verdade, o José Pedro fala do que me diz mais directamente respeito – a anunciada avaliação de professores pelos encarregados de educação. Antes de mais, quero dizer-lhe que só li comentários de revolta, chamemos-lhe, em um jornal. O diário desportivo “ A Bola”! Nem mais, todos os outros caladinhos. Em “A Bola”, Vítor Serpa – o Director – em dois artigos e Jorge Olímpio Bento trouxeram a público o seu espanto e a sua denúncia. Bem hajam! Agora foi você ! Numa época em que tantos começam de novo a ter medo de dizer as verdades, um pai que é actor apenas de profissão vem a terreiro clamar pela Verdade e denunciar as falsas políticas de educação, ainda para cúmulo anunciadas ao país como sendo grandes lições de democrática moralização de práticas e costumes. Assim se enganam uns milhares. Naquela curta mas implacável comunicação você, meu Amigo, pode estar certo que foi a voz possível de muitos milhares de professores que têm servido de montadas aos fazedores de leis que vamos tendo. Um enorme Bem-Haja pela verdade das suas palavras ! Alguém tem de dizer a Verdade! Mas, afinal, os dois motivos para lhe escrever esta carta são, como é da praxe, três. O terceiro visa engraxá-lo, para o caso de poder um dia ser professor de um filho, ou de um neto seu, e necessitar da sua avaliação para progredir na carreirinha. Com esta nota de humor amargo termino. Os maiores êxitos pessoais e profissionais. Como seu atento espectador aqui lhe deixo a minha avaliação ao seu trabalho: 19 valores. O 20 fica para os próximos !
And thumble out your hair . That the salt drops have wet;
Being young you have not known
The fool's triumph, nor yet
Love lost as soon as won, . Nor the best labourer dead
And all the sheaves to bind.
What need have you to dreed
The monstrous crying of wind? . W.B.YEATS
A una bambina che danza nel vento . Ora danza là, danza sulla sabbia; e non ti curare del vento, non ti curare se fa rumore il mare, che bisogno c'è?
Ora danza là, asciuga i tuoi capelli, gocce di sale li hanno bagnati; tu sei così giovane e ancora non conosci, ora danza là.
Tu il trionfo dello sciocco non sai, o la perdita dell'amore appena nato, nè perchè mai il migliore se ne va e lascia il grano da legare.
Ora danza là, danza sulla sabbia, tu non ti curare del vento; non devi temere se ora vuol gridare, che bisogno c'è?
Hoje é 6ª feira.Continuando a divulgação de músicas e músicos menos "tocados" nas rádios, queira o acaso - ou a boa-vontade dos amigos! - que alguém leia este meu modesto contributo para a divulgação de música de qualidade reconhecida. Cabe então a vez a ANGELO BRANDUARDI.
Com 56 anos completados em 12 de Fevereiro, ele é hoje um dos músicos italianos mais interessantes e talentosos.
Nascido numa pequena vila da margem sul do Ticino, numa região verdejante da "campagna milanese", vai com os pais, ainda menino, para Génova, onde passa a infância e a adolescência, tendo vivido num bairro mal-afamado do velho porto genovês.
Tendo começado a estudar música na escola do seu bairro, logo aos 6 anos manifesta vontade de estudar piano, o que não consegue devido a dificuldades económicas da família.
Assim, escolhe o violino, tendo mais tarde completado os estudos deste instrumento no Conservatório Niccolò Paganini, no qual viria a ser solista da Orquestra.
Regressado a Milão, no final da adolescência, aí conhece o seu "inesquecível professor", o poeta Franco Fortini. E é neste período que Branduardi se interessa pela guitarra, mais em moda no final dos anos 60.
Durante alguns meses frequenta a Faculdade de Filosofia, que abandona por lá não encontrar resposta para os seus problemas existenciais.
Conhece, então, Luisa Zappa, sua futura mulher e companheira de trabalho.
Nessa época, inicia a sua "produção" musical a partir dos seus poetas favoritos, tendo composto "Confessioni di un malandrino", adaptando um poema do russo Sergej Esenin.
Em 1974, a aventura discográfica de Angelo Branduardi começa com o seu primeiro e ainda "imaturo" álbum editado pela RCA e intitulado, simplesmente, "Angelo Branduardi".
A partir daí, o artista cresceu, e em 75, " La Luna" já dá mostras do mundo de fábulas efantasia que é a obra de Branduardi. As relações Homem-Natureza-Música, mas também a Morte, são peças fundamentais do Universo Branduardiano.
Com a amizade e a colaboração profissional de Maurizio Fabrizio, irá produzir numerosas obras.
Em 1976, "Alla fiera dell'est" obtem um sucesso estrondoso na Europa e recebe o Prémio da Crítica Discográfica.
Em 78, é o álbum "La pulce d'acqua" que faz mergulhar numa atmosfera fantástica, fazendo referências ao Mundo Zen, às lendas de Merlin, indo dos Evangelhos de Mateus às lendas bretãs, sem esquecer os contos dos Índios Americanos.
Os anos seguem-se e a música de Branduardi mantem-se fiel aos seus ideais.
Em 86, faz uma recolha de dez poemas de William Butler Yeats e, com tradução e adaptação da sua mulher, acrescenta música à bela poesia do irlandês.
Com "Pane e Rose", em 88, um álbum de ritmos cheios de cor, de sonoridades africanas ou crioulas, e no qual faz uma adaptação da última carta de Che Guevara a seus pais, Branduardi aproxima-se de uma fase novado seu estilo, agora mais melancólico ou então, de raiva ou vingança.
Em "Si può fare" (1992), regressa a uma atmosfera mais alegre e, de novo, surgem temas como o amor, a partida, as viagens...
Segue-se "Domenica e Lunedi" em 95, que impõe o estilo actual do artista : doce e áspero ao mesmo tempo, um convite à vida e ao amor, sem esquecer a realidade, mas poético...poético sempre!
"Futuro Antico", "Il dito e la luna", "Futuro Antico II", participação no álbum Excalibur, colaborações com Ennio Morricone, o álbum "L'infinitamente piccolo" inspirado nos escritos de S.Francesco di Assisi, "Futuro Antico III"em 2002, "Altro ed altrove,parole d'amore dei popoli lontani" (2003) com 13 canções de amor, adaptando "parole d'amore" provenientes de outros tempos e outros países, do Nepal à balada irlandesa, passando pelos Índios Americanos, "il Kabili" de África, a música tradicional japonesa ou do Líbano...tanta música e tão boa!...
Entretanto, o músico lombardo recupera a antiga tradição do Teatro Sacro itinerante, através de uma laudatória : "Francesco", baseado no álbum "L'infinitamente piccolo", juntando em palco actores e bailarinos, naturalmente, ao Maestro Branduardi e à sua Orquestra.
Não conhecia o caso e descobri-o em visita a um site amigo e de enorme qualidade, como blog e como tribuna onde a solidariedade não é palavra dita ou escrita para apaziguar consciências - http://marius70.blogs.sapo.pt - Visitem este amigo e verão que valeu a pena !
O Nuno Cabruja é um exemplo de força e coragem de viver. Ele acredita que poderá voltar a pisar o chão e dar uns passos. Tenho fé que o conseguirá, não com a ajuda que as entidades deste país não dão, mas com aquela que a cadeia de amigos já formada tem granjeado.
Diz quem o conhece pessoalmente que o Nuno tem um sorriso do tamanho do mundo.
Que a nossa solidariedade seja, pois, do tamanho do seu sorriso ! ------- Jorge G.
Eis o seu apelo:
Preciso de Ajuda
Sou Nuno Miguel Cabruja, tenho 31 anos, há 5 anos sofri um acidente, fiquei Tetraplégico, desta forma todos os meus sonhos se alteraram, bem como a vida normal dos meus pais, irmão e esposa. Todos estes anos têm sido de grandes dificuldades económicas, recebo uma pensão de invalidez de 329 euros, insuficiente para custear fisioterapias, medicamentos, alguns sem comparticipação e cadeiras de rodas a preços absurdos. Surgiu agora a oportunidade de fazer uma nova cirurgia, que inclui fisioterapia pré e pós cirurgia, e internamento, o valor estimado é de 35.000 euros, que por ser tão elevado é um grande obstáculo á sua concretização. Como não devo perder a fé de voltar a pisar chão, decidi criar este blog apelando á ajuda de todos para ganhar esta batalha. Qualquer contribuição, mesmo que possa parecer pequena, é importante.Todo o pequeno junto torna-se grande. As contribuições podem ser depositadas na Caixa Geral de Depósitos Conta nº 0247 003482600 / NIB : 0035 0247 0000 3482600 80 IBAN : PT50 0035 0247 0000 3482600 80 A todos o meu agradecimento do fundo do coração Nuno Miguel Cabruja Gonçalves Ferreira R.dos Lobitos, 7 - Aroeira 2820 - 095 Charneca da Caparica - Portugal Tel: 917115353 / 963760415 / 351 - 21 297 68 23 E-mail: nunocabruja@gmail.com
Meus Amigos
Agradeço a todos que de diversas formas se solidarizaram com o meu apelo,transmitindo-me uma grande força e muita fé. Já dei incio á fisioterapia localizada prescrita pelo médico. Sei que ainda tenho um longo caminho a percorrer, para o sonho se tornar realidade. Continuarei a dar noticias sobre a evolução dos acontecimentos e a contar convosco. Um abraço do tamanho do mundo
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ CONTAGEM DECRESCENTE
. Meus amigos ! Continuo a fisioterapia intensiva prescrita pelo médico, embora, quando termino cada sessão, ficar completamente de rastos, será mais um sacrificio com a esperança de um final feliz. Para a cirurgia a contagem é decrescente....só faltam 20.440,59 € A todos bem hajam ! Um abraço bem apertado.
Por um Ensino Digno e por uma Profissão Dignificada
Mais uma vez, e depois de um artigo de Vítor Serpa a que me referi em http://sinodealdeia.blogspot.com (os bigodes do gato), o Diário Desportivo "A Bola" revelou a coragem de ser tribuna de defesa da razão dos professores, vítimas da incompetência dos governantes.
Jorge Olímpio Bento escreveu estas admiráveis linhas:
" Está em curso uma campanha sórdida para abater a escola pública, denegrir e desacreditar os professores. Para tanto os especialistas do populismo e da demagogia servem-se de tiradas e anúncios de medidas que exploram o mal-estar, o descontentamento, a frustação e a boa-fé das pessoas.
Aos interessados aconselho a leitura de La démocratie contre elle-même, de Marcel Gauchet. O livro analisa a destruição que a democracia inflige a si mesma, ao aviltar as instituições emque assenta. Entre elas estão a escola e a educação públicas; uma e outra vêm sendo arruinadas paulatinamente, quer através de medidas de pendor neoliberal (mesmo que que servidas em linguagem de pretenso cariz socialista), quer através da difusão de pseudo-teorias da educação. Estas doutrinas do 'eduquês', oriundas de correntes influentes nas Ciências da Educação, espalharam conceitos ilusórios e altamente perniciosos, puseram em causa a missão primordial da escola que é a da transmissão de conhecimentos e competências, afundaram os valores da disciplina, do respeito, do rigor, da premiação do trabalho, do esforço e mérito e do sancionamento dos atropelos às regras, obrigações e deveres. Mais, geraram modelos de formação de professores generalistas e incultos, frágeis e superficiais, sem domínio e até com ignorância das matérias a leccionar. Por favor, leiam o livro! Está lá tudo escarrapachado tintim por tintim.
Ora figuras dessa gente têm ocupado e continuam a ocupar cadeiras do poder. Como a obra de destruição não está ainda concluída, querem agora acabá-la. A peça mais recente, que encaixa às mil maravilhas no quadro de degradação da escola e da educação, é o novo estatuto da carreira docente. Não bastava já que a sociedade seja anti-educativa; nem ignorar que é à família que compete inculcar princípios, valores e normas de conduta aos mais jovens e que, sem este pressuposto, a escola não pode levar a bom termo a tarefa de ensinar aquilo que é mister aprender; era preciso aniquilar a autoridade dos professores, pô-los de rastos, reduzi-los a zero.
Claro que isto tem a ver com o desporto. Escola e desporto revêem-se e inspiram-se nos mesmos fins, têm a mesma missão, são solidárias entre si. Apelo, pois, aos professores e suas organizações para que defendam a escola, deixem de ser joguetes, exijam uma formação que credite cultura profissional e reclamem condições de dignidade para o exercício superior da sua função."
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A estas palavras nada, por agora, tenho a acrescentar. As ideias mestras nelas contidas têm vindo a ser defendidas e propagadas, quer em conversas privadas, quer publicamente em páginas da web que os meus mais fiéis e atentos leitores poderão testemunhar.
Por agora ainda se vai podendo escrever livremente. Restos de um Abril de esperança que alguns homens não souberam conduzir a uma bela realidade.
Lisboa está cheia de testemunhos de Santo António – o seu santo mais querido e popular. Os museus e bibliotecas portuguesas possuem quase tudo o que um erudito pode querer saber sobre este português fora do vulgar, que viveu nos primórdios da nacionalidade. Porém para a maioria dos lisboetas que não vão às bibliotecas e raramente aos museus, o dia 13 de Junho não passa de um agradável feriado em honra de Santo António, onde se aproveita para ir comer caldo verde e sardinhas assadas, de preferência junto aos bairros da Sé e ver as marchas populares.As crianças já não pedem umas moedas para enfeitar o trono do Santo e as meninas solteiras provavelmente já não lhe pedem um namorado..
Texto publicado na revista Público Magazine do jornal Público de 12-06-1994. Revisto pela autora em 12-06-2005 para o site www. leme. pt Desde 1140 que D. Afonso Henriques, o nosso primeiro rei, tentava a conquista de Lisboa aos Mouros, feito que só teve êxito sete anos depois, em 1147, depois de prolongado cerco imposto aos aguerridos Almóadas e com o oportuno apoio dos Cruzados, em número de treze mil (grande exército de homens cristãos que vieram do Norte da Europa, rumo à Terra Santa, para expulsarem os Muçulmanos. Usavam uma cruz de pano como insígnia, daí o seu nome. Houve oito Cruzadas desde 1096 a 1270).Lisboa era pois uma cidade recém-cristã, quando na sua catedral foi a baptizar o menino Fernando Martins de Bulhões – Santo António, filho da fidalga D. Teresa Tavera, descendente de Fruela, rei das Astúrias e de seu marido Martinho ou Martins de Bulhões. Há dúvidas quanto ao apelido do pai, bem como se era ou não descendentes de cavaleiros celtas. Sabe-se sim que D. Teresa nascera em Castelo de Paiva e o marido numa terra próxima. Viviam em casa própria no bairro da Sé quando o recém-nascido veio a este mundo, no ano de 1145, embora alguns apontem como data de nascimento 1190 ou 1191. Fernando frequentou a escola da Sé e até aos 15 anos viveu com os pais e com uma irmã de nome Maria. Aos 20 anos professou nos Cónegos Regrantes de Santo Agostinho em Lisboa, no Mosteiro de São Vicente de Fora. Nesta ordem monástica prosseguirá os seus estudos teológicos.Rumou a Coimbra ao mosteiro de Santa Cruz, onde tinha à sua disposição a melhor biblioteca monacal do País. Nesse tempo era a abadia de Cluny, em França, que possuía uma das maiores bibliotecas da Europa, com um total de 570 volumes manuscritos, porque ainda não tinha sido inventada a imprensa. Aqui em Coimbra, sendo já sacerdote toma o hábito de franciscano, em 1220. Segundo os seus biógrafos, Santo António terá lido muito, e não foi por acaso que se tornaria pregador.O mundo cristão vivia intensamente a época das Cruzadas. A chamada «guerra santa» desencadeada contra o Islão. E da parte dos Muçulmanos dava-se a inversa, luta contra os cristãos. Ambos acreditavam que a fé os levaria à vitória. De Oriente a Ocidente os exércitos batalham, e neste turbilhão surgem novas formas de espiritualidade. Em 1209 Francisco de Assis (S. Francisco) abandona o conforto e luxo da casa paterna, para, com outros companheiros, se recolher numa pequena comunidade, dando origem a uma nova reflexão sobre a vivência do Evangelho. É a aproximação à Natureza, à vida simples e à redescoberta da dignidade da pobreza preconizada pelos primeiros cristãos. Em poucos anos, homens e mulheres, alguns ainda bem jovens e filhos de famílias abastadas e poderosas sentem-se atraídos por esta vida de despojamento e sacrifício, com os olhos postos no exemplo de Cristo. A Portugal também chegaram ecos deste novo misticismo.Em Janeiro de 1220 são degolados em Marrocos, pelos muçulmanos, cindo frades menores (franciscanos) e todo o mundo cristão sofre um enorme abalado. A própria Clara de Assis (Santa Clara), praticamente da mesma idade que Santo António (nasceu em 1193 ou 1194) vai querer partir para Marrocos para converter os sarracenos, mas Francisco de Assis seu amigo de infância e seu orientador espiritual não lho permite. Por cá o nosso futuro Santo António, já ordenado padre, decide mudar de Ordem religiosa e também ele passa a envergar o hábito dos franciscanos. È nesta ocasião que muda o nome de baptismo de Fernando para António e vai viver com outros frades no ermitério de Santo Antão (ou António) dos Olivais, na altura um pouco afastado de Coimbra, nuns terrenos doados por D. Urraca, mulher do rei D. Afonso II.Em meados de 1220 chegam, com grande pompa religiosa, ao convento de Santa Cruz de Coimbra, as relíquias dos mártires de Marrocos e esse acontecimento vai ser decisivo no rumo da vida de Santo António. Parte para Marrocos, sentindo também ele que é chamado a participar na conversão dos chamados infiéis. Porém adoece gravemente e não podendo cumprir aquilo a que se propunha, teve de embarcar de regresso a Lisboa. Só que o barco é apanhado numa tempestade e o Santo vê o seu itinerário alterado ao sabor de uma vontade superior. Acaba por aportar à Sicília num período de grandes conflitos armados entre o Papa Gregório IX e o rei da Sicília, Frederico II. Relembra-se que várias regiões do que é hoje a Itália unificada eram reinos independentes e este ambiente de guerras geradoras de insegurança e perigos.Em Maio de 1221 os franciscanos vão reunir-se no chamado Capítulo Geral da Ordem, onde Santo António está presente. No final os frades regressam às suas comunidades de Montepaolo, perto de Bolonha, onde, a par da vida contemplativa e de oração, cabe também tratarem das tarefas domésticas do convento. Aqui os outros frades reparam na grande modéstia daquele estrangeiro (Santo António) e jamais suspeitaram dos seus profundos conhecimentos teológicos. Findo aquele período de reflexão, como que um noviciado, os frades franciscanos são chamados à cidade de Forlì para serem ordenados e Santo António é escolhido para fazer a conferência espiritual. E começa a falar. Ninguém até ali percebera até que ponto ele era conhecedor das Escrituras e como a sua fé e os seus dotes oratórios eram invulgares.Pelo que se sabe quando começou a falar imediatamente cativou os outros frades e a sua vida seria a partir daquele dia de pragador da palavra de Cristo. Percorrerá diversas regiões da actual Itália, entre 1223 e 1225. Por sugestão do próprio São Francisco vai ser mestre de Teologia em Bolonha, Montpelier e Toulouse.Quando S. Francisco morre, em 1226, Santo António vai viver para Pádua. Aqui vai começar por fazer sermões dominicais, mas as suas palavras tão cheias de alegorias eram de tal modo acessíveis ao povo mais ou menos crente, que passam palavra e casa vez mais se junta gente nas igrejas para o ouvir. Da igreja passa para os adros para conter as multidões que não param de engrossar. Dos adros passa a falar em campo aberto e é escutado por mais de 30 mil pessoas. É um caso raro de popularidade. A multidão segue-o e começa a fama de que faz milagres. Os rapazes de Pádua têm mesmo que fazer de guarda-costas do Santo português tal a multidão à sua volta. As mulheres tentam aproximar-se dele para cortarem uma pontinha do seu hábito de frade como uma relíquia.O bispo de Óstia, mais tarde papa com o nome de Alexandre IV, pede-lhe que escreva sermões para os dias das principais festas religiosas que eram já muitas na época. Mais tarde seria este papa a canonizá-lo. Santo António assim faz. São hoje importantíssimos esses documentos escritos, porque Santo António com pregador escreveu pouco. Apenas lhe são atribuídos Sermones per Annum Dominicales (1227-1228) e In Festivitatibus Sanctorum Sermones (1230) .Sentindo-se doente, o santo pediu que o levassem para Pádua onde queria morrer, mas foi na trajectória, num pequeno convento de Clarissas, em Arcela, que Santo António «emigrou felizmente para as mansões dos espíritos celestes». Era o dia 13 de Junho de 1231.Depois, como é sabido, foi canonizado, em 1232, ainda se não completara um ano sobre a sua morte. Caso único na história da Igreja Católica. Já que nem São Francisco de Assis teve tal privilégio. Os santos como Santo António, há muito que desceram dos altares para conviverem connosco, os simples mortais, que tomamos como nosso protector e amigo. O seu sumptuoso sepulcro, em mármore verde em Pádua, na igreja de Santo António é o tributo do povo que o amou e é muito mais do que um lugar de peregrinação e de oração. Através dos séculos, a sua fama espalhou-se por todos os continentes. No dia 13 de Junho de cada ano, Lisboa e Pádua comemoram igualmente a passagem por este mundo de um português que pregou a fé e morreu em Pádua. Como todos os santos é universal.
Edward Estlin Cummings (October 14, 1894 – September 3, 1962), abbreviated E. E. Cummings, was an American poet, painter, essayist, and playwright. His publishers and others have sometimes echoed the unconventional capitalization in his poetry by writing his name in lower case, as e. e. cummings; Cummings himself did not approve of this rendering. [1] Cummings is probably best known for his poems and their unorthodox usage of capitalization, layout, punctuation and syntax. There is extensive use of lower case; word gaps, line breaks and gaps appear in unexpected places; punctuation marks are omitted or misplaced, interrupting sentences and even individual words; grammar and word order are sometimes strange. Many of his poems are best understood when read on the page. Despite Cummings' affinity for avant garde styles and for unusual typography, much of his work is traditional. Many of his poems are sonnets, and he occasionally made use of the blues form and acrostics as well. Cummings' poetry often deals with themes of love and nature, as well as satire and the relationship of the individual to the masses and to the world. But, while his poetic forms and even themes show a close continuity with the romantic tradition, his work universally shows a particular idiosyncrasy of syntax or way of arranging individual words into larger phrases and sentences. Many of his most striking poems do not involve any typographical or punctuational innovations at all, but purely syntactic ones. During his lifetime, he published more than 900 poems, along with two novels, several essays, as well as numerous drawings, sketches, and paintings. He is remembered as one of the outstanding voices of 20th century poetry.